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Le prime avventure di birdwatching della carriera di ogni birdwatcher si sviluppano nella propria area di residenza e le liste a cui ci si interessa sono quelle della propria città, regione, nazione e regione zoogeografica. Nel nostro italico caso, molti di noi sono interessati soprattutto (alcuni di noi esclusivamente) agli uccelli del Paleartico Occidentale (Europa, Vicino Oriente e Nordafrica). E' quindi ovvio che la presenza di una nuova specie, per solito un accidentale, segnalata per la prima volta entro tali confini, desti l'interesse del collezionista, che non esita a far su armi e bagagli per colmare la lacuna della sua collezione completa, che completa non sarebbe più fino all'osservazione della nuova specie. Figuriamoci cosa accade quando la specie non è accidentale ma una specie nuova di zecca, mai segnalata prima, descritta per la prima volta al consesso scientifico ornitologico.

E' questo il caso dell'Allocco di Hume, uno Strigide che se ne stava tranquillamente tra le pagine del Collins insieme alle altre due rarità mediorientali (Gufo pescatore bruno Ketupa zeylonensis e Assiolo pallido Otus brucei). Bene, negli ultimi mesi pare che ci sia stata un'esplosione di Allocchi di Hume nuovi di zecca: uno è stato trovato in Oman, uno è stato trovato (morto) al Natural History Museum di Tring, in Inghilterra; voci incontrollate circolavano sulla presenza di altre decine di specie di Allocchi di Hume (tipo: si diceva che l'Italia stava vincendo per venti a zero. E che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d'angolo!).

Cerchiamo di fare chiarezza. In effetti le specie di Allocco di Hume (per ora lo chiamiamo così) sono più di una, ma sono, molto probabilmente, solo due. Il primo "nuovo" Allocco di Hume fu scoperto in una remota area dell'Oman orientale, le montagne Al Hajar, nella notte tra il 23 e il 24 marzo 2013, da un'equipe di ornitologi guidata da Magnus Robb; l'equipe stava lavorando ad un progetto chiamato Sound Approach, volto allo studio ed alla comprensione delle vocalizzazioni degli uccelli. Mentre Robb stava tentando di registrare un Assiolo pallido, nelle cuffie udì un richiamo completamente diverso da tutti gli altri Strigidi conosciuti nella regione. Successive registrazioni e fotografie dell'animale in questione portarono Robb e i suoi colleghi all'identificazione di una nuova specie che tentativamente chiamarono Omani Owl Strix omanensis (1); il nuovo gufo assomigliava molto da vicino all'Allocco di Hume, ma con piccole diversità di piumaggio e vocalizzi completamente diversi: doveva trattarsi comunque di una specie molto simile (per inciso Robb e colleghi decisero di non catturare un individuo di tale specie).

La seconda tappa della vicenda coinvolge il celebre ornitologo Hadoram Shirihai. Nel 1985 Hadoram visitò il Natural History Museum di Tring, dove notò che alcuni specimen di Allocco di Hume erano differenti tra di loro e anche diversi da quelli che aveva osservato nei musei israeliani e, in natura, nel Vicino Oriente e si ripromise di studiarli più approfonditamente ed eventualmente di rinominarli correttamente. Ma i pressanti impegni professionali gli impedirono di portare a termine il progetto, che fu abbandonato. Trent'anni più tardi, Guy Kirwan e colleghi (2), attraverso approfonditi studi genetici su molti degli gli specimen disponibili, sono giunti alla conclusione che sì, esistono due taxa specifici, due Allocchi di Hume, ma il cosiddetto Omani Owl, Strix omanensis, è, molto verosimilmente, la stessa specie di Strix butleri, ed è l'altro taxon, quello intuito da Hadoram, ad essere un'altra cosa, altra cosa che si chiama, ancora non ufficialmente, Desert Tawny Owl, Allocco del deserto, e il cui nome scientifico è stato dedicato al suo scopritore, o meglio al suo "intuitore" Strix hadorami.

Allan Octavian Hume (1829 – 1912) fu un politico e ornitologo britannico. I suoi studi ornitologici in India gli valsero l'appellativo di "padre dell'ornitologia indiana". Fu il primo a descrivere il suo allocco eponimo, che dedicò, nel nome scientifico, al suo collega Edward Butler, colui il quale gli aveva fornito lo specimen
L'errore che data da più di un secolo ebbe origine nel 1878, quando l'eminente ornitologo Allan Hume, che al tempo stava lavorando in India, ricevette un esemplare di gufo da un suo conoscente, tale Edward Butler, un tenente colonnello dell'esercito britannico che era anche ornitologo (ornitologo come lo si era allora, leggasi tuonatore di uccelli). Butler aveva raccolto lo specimen in quello che è l'attuale Pakistan. A complicare le cose ci si mise un altro valente ornitologo, il reverendo Henry Baker Tristram che a quel tempo aveva già raccolto e valutato un gufo molto simile a quello di Hume e, pensando che fosse la stessa specie, lo catalogò come Strix butleri (non è certo dove avesse raccolto lo specimen, ma Tristram spese molto tempo in Palestina, dove fu nel 1858 e di nuovo tra il 1863 e il 1872). Vien da pensare che il supposto Strix butleri venga da lì, quindi da una popolazione molto più occidentale dell'esemplare di Hume. Ergo: l'Allocco del deserto Strix hadorami vive nel Vicino e Medio Oriente (Egitto, Penisola del Sinai, Israele, Giordania, Arabia Saudita, Oman occidentale, Yemen); l'Allocco di Hume Strix butleri vive, presumibilmente, nelle aree più orientali del Medio Oriente.

Per finire, nonostante l'ipotesi più accreditata sia quella della conspecificità tra S. omanensis e S. butleri, Kirwan e colleghi formulano due ulteriori ipotesi e cioé che “omanensis” sia una sottospecie di "butleri" o che “omanensis” e "butleri" rappresentino effettivamente due specie diverse.

I lister stiano in campana!



La fotografia illustra quello che oggi è considerato l'Allocco del deserto Desert Tawny Owl Strix hadorami. Il piumaggio è pressocché identico a quello che oggi viene considerato il "vecchio" Allocco di Hume, che è verosimilmente la stessa specie del recentemente scoperto Allocco dell'Oman. Le due specie hanno un areale separato: entrambe nel Vicino e Medio Oriente, la prima nelle aree occidentali e la seconda in quelle orientali, ma probabilmente sovrapposto nella fascia di contatto. Quello che qualche fortunato birdwatcher ha visto in Israele o Giordania è l'Allocco del deserto (© W. S. Clark, Vireo - Visual Resources for Ornithology)

(1) Robb, Magnus; Arnoud B van den Berg & Mark Constantine (4 October 2013). "A new species of Strix owl from Oman" (PDF). Dutch Birding 35 (5): 275–310
(2) Kirwan, GUY M.; Schweizer, Manuel; Copete, José Luis (2015). "Multiple lines of evidence confirm that Hume's Owl Strix butleri (A. O. Hume, 1878) is two species, with description of an unnamed species (Aves: Non-Passeriformes: Strigidae)". Zootaxa 3904: 28

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Nel diciassettesimo secolo, più o meno nello stesso momento in cui la mente geniale di Newton stava elaborando una delle pietre miliari della scienza moderna, i Principia, in pieno Oceano Indiano, sull’isola di Mauritius, un marinaio, o il suo cane, stavano molestando a morte uno degli ultimi Dodo, un uccellone inetto al volo la fiducia del quale nei bipedi che gli avevano invaso la patria si rivelò la principale causa della sua scomparsa. Per dirla con le parole del famoso scrittore Bill Bryson, sarebbe molto difficile trovare un’altra coppia di eventi in grado di illustrare così bene la natura quasi divina e al tempo stesso profondamente malvagia degli esseri umani. E’ pateticamente contradditorio l’impegno con cui, soprattutto negli ultimi decenni, l’uomo si sia dato da fare per sterminare, direttamente o indirettamente, decine di specie animali per poi, spesso quando era troppo tardi, impiegare le sue migliori intelligenze, la sua costanza, il suo impegno personale e una profusione di mezzi per salvare le stesse specie dall’estinzione.

Questa prolusione saluta la pubblicazione della Lista Rossa degli Uccelli Europei, a cura di BirdLife International. Questa lista fornisce dati precisi e aggiornati sullo stato di conservazione delle circa 530 specie di uccelli europei: attraverso la conoscenza di come si comportano le popolazioni delle varie specie e delle minacce a cui sono soggette, la lista permette non solo di avere un quadro di insieme puntuale e aggiornato, ma anche, attraverso l'individuazione delle cause di declino delle popolazioni, di mettere in atto tutte le strategie volte ad arrestare tale declino e financo di promuovere un'inversione di tendenza. La Lista Rossa degli Uccelli Europei utilizza i criteri valutativi dello IUCN, applicandoli, e modellandoli quando sia necessario, a livello regionale. La lista è il frutto di anni di lavoro da parte di scienziati, conservazionisti, birdwatcher, politici del territorio e “semplici” amanti della natura. Per ogni specie vengono forniti la consistenza e i trend della popolazione, non solo a livello europeo, ma anche nell’ambito dell’Unione Europea (27 stati membri). Potete scaricare la lista da questo sito o da quello di BirdLife International, dove potrete anche approfondire altri aspetti della conservazione degli uccelli europei. Lo studio ha riservato sorprese negative e positive; tra le prime il pericolo a cui sta andando incontro lo Zigolo dal collare, una specie fino a pochi anni fa abbondantissima e oggi classificata come minacciata; insieme allo zigolo altre 66 specie sono risultate minacciate, dieci in modo critico. Tra queste specie un tempo comuni e che si pensava ben lungi dall’impensierire i conservazionisti, come la Tortora comune, la Beccaccia di mare eurasiatica e il Pulcinella di mare. Lasciandovi alla lettura della lista, anticipiamo che le più importanti cause di minaccia di quasi tutte le specie considerate sono da ascriversi alla caccia illegale, alla trasformazione del territorio, all’inquinamento ambientale e alla presenza di specie invasive che competono nell’approvvigionamento alimentare. Tra le buone notizie un aumento delle popolazioni di specie carismatiche come il Pellicano riccio e l’Otarda eurasiatica, ma anche di specie più diffuse come il Grillaio e la Strolaga mezzana.

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Lo Zigolo dal collare come la Colomba migratrice?

Prima di trattare i problemi a cui lo Zigolo dal collare sta andando incontro, vale la pena dire due parole su ciò che accadde alla Colomba migratrice, una specie ormai estinta dell’America Settentrionale. Questo Columbidae viveva in tutta la parte centrale e orientale degli Stati Uniti e nel Canada. All'arrivo dei coloni europei in America, la Colomba migratrice era probabilmente la specie di uccello più numerosa al mondo, con una popolazione globale probabilmente di diversi miliardi di individui, tanto che di esso si narrano episodi leggendari, come quello che uno stormo osservato nel 1866 nell’Ontario meridionale fosse largo 1.5 kilometri e lungo 500 kilometri, comprendesse 3.5 miliardi di uccelli e ci avesse impiegato 14 ore a passare completamente. Vari documenti dei Gesuiti del 1662/1663 recitavano : “...tra i vari uccelli che vi si possono osservare, i piccioni abbondano a tal punto che quest'anno un uomo ne ha uccisi 132 con un solo sparo. Essi passavano continuamente in stormi così fitti e vicini al suolo, che a volte era possibile abbatterli a colpi di remi". Nel 1870 si scoprì una colonia nel Canada che ricopriva una superficie di 11 x 15 miglia! Il declino iniziò durante gli anni 1800 - 1870, a cui sopraggiunse un declino molto più accentuato negli ultimi anni del XIX° secolo, soprattutto per via della caccia indiscriminata a cui le popolazioni locali, ma soprattutto i bianchi, attuavano nei confronti dell’animale, per via della delicatezza della loro carne. I piccioni erano così numerosi che si usò ogni tipo di arma per catturarli e ucciderli: fucili, spingarde, reti, pietre e bastoni (se volete saperne di più su questo animale, e inorridire leggendo la sua storia, potete leggere la voce inglese Passenger Pigeon di Wikipedia inglese). Quando l’uomo capì quello che stava succedendo, naturalmente era già troppo tardi: Martha, l’ultima Colomba migratrice esitente al mondo morì il 1° settembre 1914 nello Zoo di Cincinnati, nell'Ohio.

A sinistra la dolcissima Martha, l'ultima Colomba migratrice nello zoo di Cincinnati, dove morì il 1° settembre 1914. A destra un'illustrazione della Colomba migratrice del celebre pittore e illustratore americano John James Audubon
Sembrerebbe che nel XXI° secolo, con una nuova coscienza ambientalista e il fiorire di associazioni conservazionistiche, episodi analoghi non possano accadere. Non è così. Lo Zigolo dal collare, una specie molto ambita dal punto di vista del birdwatching, almeno per noi italiani, che vedono negli zigoli “nordici” un target di classe, sta subendo la stessa sorte della Colomba migratrice. Siamo naturalmente molto distanti dall’esito fatale di quella specie, ma se una specie considerata fino a dieci anni fa assolutamente non in pericolo, nel 2012 vulnerabile, viene considerata nel 2015 minacciata, qualche motivo di preoccupazione ce l’abbiamo, qualche domanda ce la dobbiamo porre.

Lo Zigolo dal collare era un tempo distribuito nella regione del Paleartico, con un areale ininterrotto dalla Finlandia al Giappone. Uno studio recente, pubblicato sul Journal Conservation Biology, riferisce che non è più così, che la specie ha subito un tremendo calo numerico e che l’areale si è notevolmente contratto e frammentato. La causa principale di ciò è l’insostenibile quantità di esemplari abbattuti, soprattutto in Cina, per il mercato alimentare di quell’immensa nazione. Il dott. Johannes Kamp dell’ Università di Münster, principale redattore dell’articolo citato, afferma che il drastico declino della popolazione dello Zigolo dal collare trova riscontro solo in un altro caso storico, quello della Colomba migratrice, descritto più sopra in questo articolo. Lo Zigolo dal collare è completamente scomparso dall’Europa orientale, Russia europea, gran parte della Siberia occidentale e centrale e dal Giappone. Così come il povero piccione, i grandi stormi in cui gli zigoli si congregano durante la migrazione e lo svernamento, rendono possibile la cattura con le reti di un enorme numero di individui. Gli uccelli, conosciuti in Cina come “rice-bird”, gli uccelli del riso, vengono poi portati ai mercati da dove andranno a finire sulle tavole imbandite. Nel 1997 la caccia allo Zigolo dal collare è stata proibita in Cina, ma nonostante questo sono ancora milioni ogni anno gli individui catturati e venduti al mercato nero. BirdLife International si fa portavoce della necessità di identificare e attuare una campagna di educazione presso le popolazioni responsabili del declino della specie e di informazione sulle conseguenze di abitudini generali, e alimentari in particolare, che potrebbero avere serie conseguenze sull’ambiente. BirdLife si propone, nello stesso tempo, di attivare una rete di controlli sul territorio che mettano in condizione gli organismi preposti di identificare e punire i responsabili di cattura illegale delle specie protette.

Zigolo dal collare (© Jinchin)

Leggi l’articolo originale su BirdLife International

Leggi la monografia dello Zigolo dal collare su IUCN

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Odonati d'Italia
Guida al riconoscimento e allo studio di libellule e damigelle
C. Galliani, R. Scherini &  A. Piglia
2015, 222 pagine, fotografie a colori
Libreria della Natura

Una guida dettagliata e di semplice consultazione, adatta sia ad un pubblico di neofiti che ad utenti più esperti che desiderano approfondire la conoscenza dell’Ordine degli Odonati. Il libro racchiude immagini e fotografie di tutte le specie italiane con schede descrittive sull’anatomia, la biologia, l’habitat, il comportamento, la distribuzione ed il periodo di volo. Lo scopo è quello di permettere, attraverso l’osservazione diretta o con binocoli e macchine fotografiche, il riconoscimento sul campo delle diverse libellule e damigelle presenti sul territorio. I testi e le foto, indicanti i caratteri principali da osservare, forniscono all’utente uno strumento utile alla determinazione di tutti i maschi e in parte delle femmine senza procedere a catture. Si è evitato, inoltre, di appesantire il manuale con disegni anatomici troppo particolareggiati utili soltanto per la determinazione di esemplari prelevati dai luoghi di ritrovamento e osservati a forti ingrandimenti.




Ragni
Biologia, ecologia e rapporti con l'uomo
R. Groppali
2015, 320 pagine, illustrazioni in bianco e nero
Libreria della Natura

Ben noti a tutti e in grado di scatenare la paura in alcuni, i ragni fanno parte integrante delle differenti culture umane: con ruoli positivi in leggende che attribuiscono a loro addirittura la creazione del mondo, oppure negativi come rappresentanti di forze maligne. Anche se la loro reale pericolosità è limitata a poche specie, hanno dato origine al tarantismo pugliese, sopravvissuto a secoli di persecuzione e attivo fino a non molti decenni fa. Molto meno conosciute invece le caratteristiche uniche di questi invertebrati, che occupano uno spazio differente da tutti gli altri animali di dimensioni simili. Possono infatti economizzare energie e risorse con un’efficienza straordinaria, rigenerare alcune porzioni corporee e sacrificarne parte per difendersi, producono una seta dalle caratteristiche eccezionali, dipendono per alcuni movimenti dalla pressione dei loro liquidi interni, ricorrono alla digestione fuori dal corpo ma non tutti sono esclusivamente predatori, sono estremamente sensibili alle vibrazioni e costruiscono apparati di cattura complessi ed efficaci, predano a sfuggono in svariati modi a predatori e parassiti, corteggiamento e accoppiamento sono particolarmente elaborati e le femmine selezionano con efficacia gli spermatozoi che fecondano le uova, utilizzano e realizzano strumenti, occupano tutti gli ambienti terrestri e si spostano in volo sostenuti da lunghi fili sericei, e possono essere utilizzati come indicatori di qualità ambientale e per controllare insetti dannosi all’economia umana. Conoscere i ragni permette d’approfondire numerosi aspetti affascinanti dell’ecologia e dell’etologia, alla portata di chiunque voglia studiare questi animali straordinari.




Ragni
Biologia, ecologia e rapporti con l'uomo
R. Groppali

2015, 320 pagine, illustrazioni in bianco e nero
Libreria della Natura

Platypus, Echidnas, Opossums, Kangaroos, Koalas, Wallabies, and Wombats – Monotremes and Marsupials include a host of animals that have intrigued mammal fanciers for centuries. Monotremes are a very distinctive ancient group of mammals with only a handful of extant species in Australia and New Guinea, and Marsupials, with roots in South America, likely reached Australia via Antarctica some 50 million years ago. With relatives remaining in America, Marsupials have adapted to an amazing diversity of lifestyles and habitats. Volume 5 of HMW provides complete coverage of these two important groups of mammals. Lavishly illustrated with color photographs showing different behaviors of all of them, the text contains the latest up-to-date information on all families of Monotremes and Marsupials, both Australasian and American.

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