Breve storia dell'Ibis eremita di Palmyra (Siria)



Ibis eremita Geronticus eremita (© Rapha-Hëll, Creative Commons 3.0 Unported)

Vorrei sperare che la brevità si riferisca esclusivamente all'estensione di questa sinossi sulla scoperta ed evoluzione della piccola colonia di Ibis eremita in Siria e non alla storia naturale di questo straordinario uccello.

Prima di illustrare gli accadimenti degli ibis di Palmyra, vale la pena tracciare un piccolo ritratto di questo bruttissimo, ma affascinante uccello. L'Ibis eremita è una delle due specie di ibis del genere Geronticus (l'altra è l'Ibis calvo, il cui areale è ristretto ad una piccola regione della Repubblica Sudafricana e del Lesotho), appartenente alla famiglia dei Threskiornithidae, ordine Pelecaniformes. La famiglia comprende spatole e ibis, e, nella sottofamiglia degli ibis, le due specie Geronticus si differenziano da tutti gli altri per alcune caratteristiche fisiche ed etologiche, come ad esempio la nudità della testa, fatta eccezione per la nuca ricoperta di penne, la tendenza a vivere in ambienti semiaridi piuttosto che umidi e a nidificare in zone rocciose anziché sugli alberi. Entrambe le specie sono seriamente minacciate di estinzione: l'Ibis eremita è inserito nella IUCN Red List come CR - critically endangered - mentre l'Ibis calvo è "solo" VU, vulnerable. La distribuzione dell'Ibis eremita è peculiare: una popolazione è residente in Marocco e un'altra popolazione è distribuita in Medio Oriente, con un nucleo principale in Turchia, a Birecik, dove la popolazione viene mantenuta in semicattività: durante la stagione riproduttiva gli uccelli vengono lasciati liberi di volare e cercare cibo lungo l'Eufrate per alimentare i nidiacei, mentre, quando si approssima la stagione della migrazione, gli animali vengono collocati in grandi voliere per impedirne la partenza; l'obiettivo è quello di consentire la migrazione non appena il numero di adulti della colonia supererà le 100 coppie riproduttrici Periodicamente alcuni esemplari vengono marcati e lasciati liberi di migrare verso sud.

In tempi storici l'areale dell'ibis eremita era molto esteso: lo si trovava praticamente in tutto il Nordafrica ed il Medio Oriente, oltre che nelle aree montane e nelle scogliere dell'Europa meridionale, ma anche in Svizzera, Germania e Austria dove sembra che alcune colonie si trovassero sui tetti delle case della periferia di Vienna. Attorno ai 300 anni fa, però, la specie si avviò verso un lento ed inesorabile declino che ne causò la sparizione prima dall'Europa centrale, poi dall'Europa meridionale. La sopravvissuta colonia di Birecik deve la sua fortuna alla protezione delle autorità religiose locali, in quanto la migrazione annuale degli ibis tradizionalmente guidava i pellegrini hajj verso La Mecca. La colonia turca di ibis eremita contava circa 3000 individui fino agli anni settanta: in seguito il numero di individui di ritorno dalla migrazione si ridusse drasticamente e oggi, nonostante la protezione accennata poc'anzi, gli ibis di Birecik sono circa un centinaio (ma la IUCN li esclude dalla conta totale).

In Marocco sono state censite tre colonie nidificanti nel parco nazionale di Sous-Massa e una grossa colonia alla foce dello Oued Tamri, nei pressi di Agadir, per un totale di circa 500 individui.

Molte organizzazioni nazionali europee conservazionistiche si stanno dando da fare per contribuire al salvataggio della specie: in Austria esiste una popolazione di 22 uccelli, attualmente nidificanti e 30 individui sono stati liberati in Spagna, nell'area di La Janda; una coppia di questo contingente nel 2008 ha addirittura nidificato. In totale sono presenti, in stato di cattività, 1000 individui in Europa, 120 in Nordamerica e 120 in Giappone.

Bene, vediamo ora cosa è successo, succede e succederà a Palmyra, in Siria.

Nel periodo 2000-2003 il nostro connazionale Gianluca Serra, biologo conservazionista, coordinò e condusse un progetto di conservazione della biodiversità nella Riserva di Al Talila, nella regione centrale del deserto siriano, incentrato sullo studio dell'ambiente, il censimento della fauna e della flora e la sensibilizzazione dei locali all'ecosistema. Il progetto era stato finanziato dal governo italiano in collaborazione con la FAO e le Nazioni Unite. La base operativa del progetto, che si è sviluppato dal 1996 al 2004, era situata nella millenaria oasi di Palmyra. Compito del Dr. Serra era quello di rilevare e documentare, anche attraverso il coinvolgimento e la formazione di funzionari governativi, cacciatori e nomadi del luogo, le eventuali emergenze naturalistiche dell'area, al fine di sviluppare il potenziale della riserva di Al Talila in termini di documentazione scientifica, gestione naturalistica e prospettive ecoturistiche.

E il suo compito Serra lo svolse più che bene perchè durante la sua permanenza a Palmyra scoprì una specie di Coleottero nuova alla scienza, una specie di Lepidottero Papilio demoleus registrata per la prima volta in Siria, un serpente nuovo per la Siria (Cobra del deserto Walterinnesia aegyptia), due mammiferi nuovi per la Siria (Volpe di Rüppell Vulpes rueppellii e Gatto delle sabbie Felis margarita), nove specie di uccelli minacciati di estinzione e 21 specie potenzialmente non ancora presenti nell'avifauna siriana. Gli sforzi compiuti da Serra e il suo team culminarono con la scoperta, nell'aprile del 2002, di una colonia di Ibis eremita, che si pensava fosse estinta in Siria da almeno 70 anni. La scoperta fu definita da BirdLIfe International "la più importante scoperta ornitologica nell'intero Medio Oriente negli ultimi 30 anni".

Dopo un lungo lavoro di ricerca, reperimento di fonti, contatto con la gente locale, Serra identificò l'area dove avrebbe potuto trovarsi la colonia e il 19 aprile 2002 si trovò di fronte a sette Ibis eremita appollaiati sulle rocce calcaree del deserto siriano. La nostra breve storia continua, ma se il lettore volesse saperne di più su come il Dr. Serra giunse alla sua scoperta, può leggere le parole dell'Autore sulle pagine del suo sito, parole che, per quanto scientificamente precise, tradiscono l'emozione di un ritrovamento così suggestivo.

Il monitoraggio della colonia, attraverso il coinvogimento dei beduini e cacciatori locali, portò ad un efficace controllo del disturbo antropico e del bracconaggio che si riflettè positivamente sulla piccola colonia di Ibis eremita. Nel periodo 2002 - 2004 il successo riproduttivo fu straordinario, con 14 nidiacei che si involarono nei primi tre anni dalla scoperta (un successo riproduttivo persino più alto delle colonie del Marocco).

Le cose non andarono così bene nel periodo 2005 - 2010. A giudizio del Dott. Serra il programma di protezione fu indebolito e furono fornite al governo siriano risorse molto inferiori a quelle del triennio precedente; in particolare, il supporto alle competenze locali (i ranger della riserva) si ridusse a qualche incentivo economico senza alcun reale monitoraggio e controllo di come i finanziamenti fossero tradotti in attività sul campo. Nessun esperto di ibis, inoltre, ebbe il permesso di continuare gli studi alla colonia e solo nel 2006 e 2007 Gianluca Serra potè tornare ad occuparsi attivamente della colonia (ed è proprio in questi due anni, e solo in essi, che la colonia si riprodusse, con dieci nidiacei involati).

Nel 2005 e 2008 il programma di protezione fu sguarnito di assistenza scientifica e a causa di ciò la riproduzione vide il suo picco negativo. La predazione dei nidiacei della colonia da parte dei numerosi Corvi imperiali collobruno Corvus ruficollis (predazione prevedibile e assolutamente evitabile) determinò una netta riduzione degli effettivi di Palmyra.

Così, nonostante il successo riproduttivo degli anni 2002 - 04 e 2006 - 07, e nonostante cinque subadulti fossero tornati alla colonia dopo la migrazione autunnale e lo svernamento in Africa, il numero di coppie gradualmente diminuì: tre coppie nel 2002, due nel 2004 e una nel 2010.

Nel 2009 e 2010 si ebbero due consecutivi insuccessi riproduttivi le cause dei quali sono tuttora sconosciute.

A differenza degli Ibis eremita del Marocco, che sono stanziali (compiono solo dispersioni post-riproduttive a breve raggio), gli ibis siriani sono migratori a largo raggio e la protezione accordata loro in Siria cessa di esistere da quando gli uccelli lasciano il paese per migrare verso sud; per sei mesi all'anno gli ibis stazionano lungo le rotte migratorie o nei quartieri di svernamento africano. E fino a poco tempo fa nè la prima nè i secondi erano noti con certezza; solo osservazioni di birdwatcher o ornitologi lasciavano intendere quali fossero le rotte seguite dagli uccelli.

Ci si rese presto conto che l'unico modo per conoscere con precisione le rotte migratorie e, soprattutto, le località di svernamento era quello di dotare gli uccelli di una ricetrasmittente. L'idea di tracciare i movimenti degli uccelli era già stata proposta nel 2003, ma furono necessari tre anni per superare ostacoli tecnici e burocratici. Nella primavera del 2006 tre ibis furono finalmente dotati di ricetrasmittente e nell'estate dello stesso anno rotta migratoria e area di svernamento furono finalmente identificati. La RSPB dedicò a questo evento una pagina del loro sito nella quale si poteva seguire in diretta il volo degli ibis!

Gli uccelli avevano volato per tremila chilometri verso sud, dapprima lungo la regione orientale della Giordania e le coste di Arabia Saudita e Yemen; avevano poi attraversato il Mar Rosso nei pressi dello stretto di Bab el Mendeb, percorso la stretta striscia di territorio eritreo e raggiunto l'acrocoro etiopico, dove avevano passato circa sei mesi a 2700 metri di altitudine, in un'area molto ristretta (circa 15 kmq). Erano tornati seguendo una rotta lievemente diversa, costeggiando l'Eritrea ed attraversando il Mar Rosso più a nord di Bab el Mendeb. Dei quattro ibis marcati solo tre ritornarono a Palmyra,che fu raggiunta nel febbraio 2007. La perdita di un individuo segnalò la presenza di minacce lungo la rotta migratoria (il periodo di svernamento era invece passato indenne).

Nel novembre del 2006, novembre 2008 e gennaio 2009 furono effettuate campagne di monitoraggio nelle aree di svernamento, dove furono localizzati tutti gli adulti marcati sopravissuti, ma nessuno dei giovani o subadulti della colonia di Palmyra, i quali avevano ovviamente diversi quartieri di svernamento. L'habitat prescelto dagli ibis è quello tipico dell'acrocoro etiopico, praterie e coltivi e, pur frequentando gli uccelli aree molto vicine ad insediamenti umani, non ci furono episodi di disturbo da parte di questi ultimi.

Dai risultati della tracciatura migratoria, del monitoraggio effettuato in Etiopia e degli studi alla colonia, apparve chiaro che, al fine di salvare la popolazione mediorientale di Ibis eremita era necessario focalizzare l'attenzione sulla tutela degli uccelli a Palmyra e durante la migrazione. Le minacce agli uccelli sul sito di nidificazione erano conosciute (predazione da parte dei corvi, disturbo antropico, degrado o distruzione dell'habitat), ma a queste si aggiunsero negli ultimi anni, e ancor oggi, la concessione per trivellazioni e costruzioni di impianti di estrazione nel deserto intorno a Palmyra.

Nel 2010 due giovani della colonia di Birecik furono liberati a Palmyra: la femmina Amina e il maschio Ishtar. L'esperimento fu condotto forse un pò troppo sbrigativamente (la quasi estinzione della colonia non aveva permesso un periodo di acclimatamento più lungo) e, nonostante gli inizi fossero promettenti (i due giovani partirono per la migrazione insieme ai tre adulti), i due giovani perirono in Arabia Saudita. La storia raccontata da Serra sul suo sito si interrompe nel 2010, ma fortunatamente quella degli ibis sopravissuti continua e c'è ancora spazio perchè le speranze di un lieto fine si realizzino. Nel 2011 la rimanente popolazione siriana consisteva di tre individui: il maschio Odeinat e due femmine, Salama e Zenobia (già, perchè gli esseri umani, quando si trovano di fronte ad una specie animale sull'orlo dell'estinzione diventano improvvisamente affettuosi e, come contrappasso a tutte le angherie a cui hanno sottoposto la specie in questione, cambiano atteggiamento e, quasi volessero farsi perdonare, si inventano nomi e nomignoli con i quali vezzeggiare gli ultimi - o l'ultimo - sopravissuti; è accaduto, ad esempio, con Martha, l'ultima di miliardi di Colombe migratrici, e Benjamin, l'ultimo Tilacino)

2011
Odeinat e Salama sono marcati con il trasmettitore satelliare. Zenobia fu la prima a tornare a Palmyra nel febbraio del 2011, mentre Salama e Odeinat erano ancora in Etiopia. Grazie a Yilma Ebebe e tutto lo staff dell'Ethiopian Wildlife and Natural History Society (partner etiope di BirdLife ) Salama fu monitorata nel suo territorio di svernamento e fu trovata insieme a due nuovi uccelli, mai osservati prima. Considerando anche Mrs Zenobia, già a casa, la popolazione assommava ora a cinque individui! In marzo 2011 Odeinat e Salama arrivarono a Palmyra in marzo 2011, ma sfortunamente non erano accompagnati dagli "sconosciuti" osservati in inverno.

Così come nel 2010 Odeinat e Zenobia si accoppiarono, mentre la povera Salama reggeva il moccolo. Lo staff dello IANGBI (International Advisory Group for the Northern Bald Ibis) decise di "presentare" a Salama il maschio adulto proveniente dalla coppia in cattività di Talila, nella speranza che la femmina lo trovasse di suo gradimento. E in effetti i due ibis dimostrarono interesse l'uno nei confronti dell'altra, giungendo a scambiarsi materiale di nidificazione. Si decise di correre il rischio di liberare il maschio (l'esperimento era stato condotto al'interno di grandi gabbie protettive), ma successe l'irreparabile: i due ibis stettero insieme per un'oretta e poi si allontanarono insieme nel deserto; Salama però tornò subito mentre il maschio sparì in una tempesta di sabbia e fu localizzato dopo qualche giorno e fortunatamente catturato e riportato a Talila.

La coppia di Palmyra si riprodusse con successo, con due nidiacei che si involarono in giugno e quasi immediatamente partirono per l'Etiopia, insieme ai genitori. I due ibis marcati raggiunsero felicemente l'Etiopia: Salama in agosto, Odeinat in ottobre.

2012
E veniamo ai giorni nostri. I nostri tre eroi sono tornati sani e salvi dall'Etiopia, arrivando a Palmyra a febbraio 2012. Anche nell'inverno 2011/2012 sono stati avvistati in Etiopia i due uccelli non marcati osservati l'anno prima e questo fa sperare che almeno uno dei due possa unirsi al gruppetto conosciuto durante il volo di ritorno. La costruzione del nido e la deposizione delle uova si è svolta regolarmente, ma sfortunatamente Odeinat e Zenobia non sono riusciti a tirar su prole quest'anno. La partenza per la migrazione è stata comunque regolare per entrambi gli uccelli; Odeinat è volato velocemente in Arabia Saudita, fermandosi molto vicino all'area (nord di Jazan) dove era stato tracciato neigli anni precedenti. Purtroppo Chris Bowden dell'RSPB ha postato sul blog dell'associazione il 14 agosto 2012 una nota in cui affermava che Odeinat ha cessato di trasmettere; naturalmente c'è spazio per diverse interpretazioni, (ad esempio quella di un esaurimento del funzionamento del trasmettitore, che stava funzionando da un tempo superiore a quello assicurato dal produttore), ma la scomparsa improvvisa del segnale non fa presagire nulla di buono (tanto più che il sospetto di abbattimento da parte di cacciatori è stato confermato in passato proprio in Arabia Saudita).

Conclusioni
Nonostante il grande interesse nei confronti della colonia di Palmyra, il coinvolgimento di enti e associazioni, l'impegno economico di organi governativi, il fervore, anche a titolo personale, di scienziati e conservazionisti, la colonia di Palmyra è sull'orlo dell'estinzione. I successi riproduttivi del 2002 - 04 lasciavano ben sperare, ma poi, come afferma il Dr. Serra, si è abbassata la guardia, in termini di minori sforzi economici e organizzativi e le minacce alla colonie, già individuate, monitorate e tenute discretamente sotto controllo, si sono ripresentate traducendosi nel drastico calo del contingente di uccelli. La permanenza degli ibis in Siria per soli sei mesi all'anno implica che le strategie di protezione devono interessare sia il sito di nidificazione, che tutta la rotta migratoria (Arabia Saudita in particolare) che l'Etiopia (dove peraltro sembra che i rischi siano minori). A Palmyra i rischi maggiori sono rappresentati dalla predazione dei nidi da parte dei corvi, caccia e bracconaggio, siccità durante la stagione riproduttiva, disturbo antropico durante l'accoppiamento e la deposizione delle uova, degrado ambientale dell'habitat riproduttivo dovuto a utilizzo non sostenibile delle risorse naturali, difficoltà di nidificazione di una specie abituata a riprodursi colonialmente (inbreeding depression). Lungo le rotte migratorie il pericolo maggiore è rappresentato dall'abbattimento da parte di cacciatori locali. Gli eventi bellici dell'ultimo anno in Siria non aiutano di certo la sopravvivenza dell'Ibis eremita ma, quanto meno, i teatri delle feroci battaglie siriane (per le quali ovviamente l'orrore per la perdita di vite umane è molto più grande che per la scomparsa di una specie animale, per quanto rara essa sia) sono in città distanti da Palmyra.

     


aggiornamento 2015. Credo che non sia necessario ricordare ciò che sta succedento in Siria nelle giornate odierne e come stiano gli essere umani che vivono in quelle plaghe, in condizioni che fanno passare in secondo, anzi in ultimo, piano i problemi di un branchetto di uccelli. Un tempo si parlava di terre e uomini senza dio; il problema oggigiorno è il contrario: spesso ci sono terre e uomini con troppo dio.


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