W.E.G.O. in Piemonte
Uccelli & Formaggi del Piemonte
quattro passi tra fiumi, boschi, monti e caseifici
ultimo week end del mese (giovedì - domenica)
da aprile a settembre 2016 (Alessandria), ottobre e novembre 2016 (Langhe)
Sono affezionato al Piemonte, non foss’altro perché ci sono nato. Lì mi sono appassionato al birdwatching e lì, naturalmente, ho cominciato a mangiare. In quei tempi era di là da venire la cultura del cibo, il chilometro zero e gli acronimi di origine protetta e controllata; per molta gente era già un lusso mettere insieme il pranzo con la cena. Qualche anno dopo, nel 1986, quando tutti mangiavano in quantità e qualità decenti, proprio in Piemonte fu fondata Slow Food, un’associazione internazionale che, già nel suo manifesto, rivendicava il piacere dei sensi, il piacere della lentezza degustativa di fronte all’omologazione del mangiar di corsa, del fast food. La battaglia scatenata da Carlo Petrini contro hamburger e precotti sembrava destinata ad una clamorosa e rapida sconfitta, ma fortunatamente non fu così e l’associazione Slow Food si è via via radicata nel territorio, e quello che più conta, nella coscienza di un sempre maggior numero di persone, che si avvicinano al “cibo” con la consapevolezza di ciò che ogni alimento significa in termini di rispetto per l’ambiente, di cultura e tradizioni della società contemporanea. Le proposte gastro-ornitologiche che trovate in questa pagina, gli WEGO piemontesi, sono ispirate dal pensiero di Slow Food: sviluppo ed educazione del gusto, tradizione, territorio, eco-gastronomia, biodiversità e tutti gli altri aspetti che attengono al piacere della degustazione.

Sono nato, dicevo, in Piemonte, ma in un Piemonte bastardo, profumato di Liguria e colorato di Lombardia. In provincia di Alessandria, specialmente nel basso alessandrino, la Liguria è frequente nella toponomastica (molte città, incluso la mia Novi, hanno il suffisso Ligure) e costante sulla tavola (focaccia e farinata sono i più gustosi esempi); e a nordest la provincia di Alessandria sfuma a nelle risaie lombarde della Lomellina. So bene, però, che il vero Piemonte è un po’ più ad ovest, accoccolato sulle Langhe e arroccato sulle Alpi; è proprio lì, in provincia di Cuneo e Torino, che allignano i vini più illustri e profumano i formaggi più tipici. Così ho deciso di proporre due tipologie di WEGO: in primavera ed estate nell’alessandrino (che, come vedremo in seguito, è la patria di uno dei formaggi più rari d’Italia) e in autunno nelle Langhe, a degustare tuberi olezzanti e tome ancor di più.

Il Piemonte ospita due parchi nazionali, 24 parchi regionali e decine di aree, a diverso titolo, protette (riserve statali, riserve regionali e altro). La difformità del territorio regionale, dalle Alpi alla Pianura Padana, rende conto della grande ricchezza di ambienti e habitat. Negli WEGO alessandrini visiteremo due parchi regionali, le Capanne di Marcarolo e la Fascia fluviale del Po Tratto Alessandrino. Visiteremo poi alcune aree della Val Curone: pur non godendo di alcuna protezione questa valle si è attestata tra le più interessanti per il birdwatching in Piemonte: qui infatti hanno nidificato specie rare, almeno al nord della penisola, come l’Averla capirossa, la Ghiandaia marina e lo Zigolo capinero.

Negli WEGO cuneesi visiteremo l’Oasi di Crava Morozzo, il più significativo esempio di zona umida del Piemonte meridionale, ma ogni angolo delle Langhe è interessante, oltre che dal punto di vista agricolo, e specificamente vitivinicolo, anche da quello naturalistico. La sequenza di visite, escursioni e mangiate sono ben lungi dall’essere definite, ma sapete che gli uccelli, soprattutto in primavera-estate, sono più attivi al mattino presto, per cui le nostre prime uscite di birdwatching saranno di prima mattina, per fermarci poi qualche ora a degustare, visitar cantine e caseifici, assistere a lectures e proiezioni; dopo un’ulteriore sessione di birdwatching nel pomeriggio, concluderemo la giornata con ulteriori attività eno-gastronomiche e, se ci sarà tempo ed equilibrio, effettueremo uscite serali alla ricerca di gufi e succiacapre. Non abbiamo ancora deciso quale sarà la base dei due WEGO, ma lo faremo sapere a chiunque sia interessato ai nostri week-end.

Il foraggio
Per dirla con le parole di Guccini “...qui sul mio onore, smetterei di giocar con le parole, ma è un vizio antico e poi quando ci vuole per la battuta mi farei spellare”; così, per uniformare lo stile (bum!) di questa pagina al WEGO emiliano, ecco qui il titolo del paragrafo sui parchi del Piemonte: per foraggio si intende naturalmente l’erba, e la vegetazione in genere, delle aree che andremo a visitare.

Fascia fluviale del Po tratto Alessandrino
Il tratto di Parco fluviale si estende da Crescentino (VC) sino alla confluenza con il torrente Scrivia, in un susseguirsi di ambienti diversi armoniosamente collegati dal corso d'acqua. Nella prima parte il paesaggio è caratterizzato da due elementi: la collina e la risaia che, sulle sponde opposte, offrono spettacoli di rara bellezza. A valle di Casale Monferrato si scopre il volto più naturale e selvaggio del Po. Qui il fiume, alimentato dalle acque di Sesia, Tanaro e Scrivia, modella ampi ghiareti, isole e lanche che favoriscono la presenza di rare specie faunistiche, gli aironi primi fra tutti. E’ proprio il secondo tratto del parco che visiteremo. Sui ghiareti nidificano specie interessanti come la Sterna comune, il Fraticello, il Corriere piccolo, l’Occhione e la Calandrella, e i pioppeti e i boschi ripariali che bordano il parco danno “alloggio” a molte specie di uccelli, come il Cormorano comune, lo Sparviero eurasiatico, la Poiana comune, il Gheppio comune, il Lodolaio eurasiatico, il Picchio rosso maggiore, il Picchio rosso minore, il Picchio verde. Oltre ai numerosi piccoli Passeriformi più comuni, come il Calandro comune, l’Allodola comune, la Cappellaccia comune, la Ballerina gialla, la Ballerina bianca, la Cutrettola comune, il Pettirosso comune, il Canapino comune, l’Usignolo comune, il Fringuello comune, il Verdone europeo, i diversi habitat del fiume ospitano specie più rare, osservabili soprattutto durante le migrazioni: Pettazzurro, Averla maggiore, Averla cenerina, Tordela, Forapaglie castagnolo. Durante il passo primaverile e autunnale molti limicoli sostano nelle aree umide lungo l’asta del Po: Corriere grosso, Piviere dorato europeo, Pivieressa, Gambecchio comune, Gambecchio nano, Voltapietre, Beccaccino comune. E naturalmente sono famose le garzaie, dove nidificano pressochè tutti gli Ardeidi italiani: Airone cenerino, Airone rosso, Garzetta comune, Nitticora comune, Airone guardabuoi, Sgarza ciuffetto. Anche i rapaci sono presenti in forze; alcuni di loro, come il Nibbio bruno, il Falco di palude, la Poiana comune e lo Sparviere eurasiatico, nidificano, altre, come l’Albanella reale, l’Albanella minore, l’Aquila di mare, il Falco pescatore e l’Aquila anatraia maggiore sono osservabili in inverno o durante le migrazioni.

Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo
Il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, istituito nel 1979, è una area naturale protetta del Piemonte meridionale, al confine con la Liguria. Il suo territorio si estende per circa 10.000 ettari a un'altitudine compresa tra i 335 e 1172 m slm ed è prevalentemente ricoperto da boschi di latifoglie. La prossimità del Mar Ligure dà luogo a condizioni climatiche particolari che permettono la coesistenza, in una zona dall'estensione relativamente limitata, di specie tipiche della flora alpina e specie caratteristiche dell'ambiente mediterraneo. Dal punto vista faunistico notevole è la presenza di rettili e anfibi; sono presenti infatti ben otto specie di serpenti e, nelle vecchie miniere, il Geotritone italiano, endemico della nostra penisola (come del resto altre cinque specie di geotritoni del genere Speleomantes; una sola specie è presente anche fuori dai confini d’Italia). Nei ruscelli del parco vive il Gambero di fiume, crostaceo molto raro, ormai soppiantato in quasi tutto il suo areale originario dal Gambero americano. La mammalofauna è anch’essa ricca; nei boschi del parco trovano un habitat favorevole cinghiali, volpi, tassi, ghiri, caprioli, daini, ricci, faine, lepri. Ma l’interesse principale del parco (almeno per noi birdwatcher) sono gli uccelli, primo fra tutti il maestoso Biancone, un’aquila rara, localizzata e a rischio di estinzione in Italia. Il Biancone è stato scelto come simbolo del parco. Altri rapaci frequentano i cieli del parco: Nibbio bruno, Poiana comune, Falco pecchiaiolo, Sparviere eurasiatico, Astore comune, Gheppio comune, Falco pellegrino. In virtù dell’altitudine raggiunta nel parco, potremo vedere specie non presenti lungo il Po.

Val Curone

La val Curone è una piccola vallata appenninica posta in provincia di Alessandria sul confine tra Piemonte e Lombardia, ove scorre il torrente omonimo. L’ambiente collinare che si estende ai lati del torrente Curone è di grande importanza per la coltivazione della celebre pesca di Volpedo (patria del celebre Giuseppe Pelizza, autore dell’altrettanto celebre Quarto Stato) e, per i birdwatcher, perché la combinazione di ambiente e clima ha portato alla nidificazione di uccelli che di solito nidificano più a sud: Averla capirossa, Ghiandaia marina e Zigolo capinero sono gli esempi più importanti.

Oasi di Crava Morozzo

L’area protetta (già Oasi LIPU dal 1979), costituisce il più significativo esempio di zona umida del Piemonte meridionale, unica nel suo genere, importante per la sosta di numerosi uccelli durante il passo migratorio. L’area umida è costituita dai laghi di Crava e di Morozzo realizzati artificialmente nel 1928 per lo sfruttamento dell’acqua del torrente Pesio e Brobbio. L’oasi rappresenta una zona umida di notevole importanza per la nidificazione e la sosta di numerose specie di uccelli acquatici, al suo interno ne sono state censite circa 200. Dove la vegetazione palustre è più densa, il Tuffetto e la Folaga costruiscono i loro nidi galleggianti, e sul canneto Cannaiole e Cannareccioni “chattano” forsennatamente; nei boschi ripariali coperti da cespugli intricati risuona il canto esplosivo dell'Usignolo di fiume. Sugli specchi d’acqua, durante la migrazione autunnale, dondolano il Moriglione, la Marzaiola, il Mestolone, l'Alzavola e il Codone, che si aggiungono ai sedentari Germani reali. Sono spesso presenti limicoli, come il Cavaliere d’Italia, il Piro piro piccolo, il Piro piro boschereccio, il Piro piro culbianco, il Corriere piccolo, il Beccaccino e, in inverno, la Beccaccia. Aironi rossi e cenerini, Aironi guardabuoi e Sgarze ciuffetto sono spesso visibili, immobili in attesa di dardeggiare il becco sulla loro preda. Altre specie che potremo vedere nell’oasi sono il Falco di palude, la Poiana comune, il Mignattino, la Nitticora, il Gheppio, l’Allocco, la Civetta.

Le Langhe

Le langhe mi piacciono soprattutto in autunno. Quando i vigneti ormai spogli traspirano bruma e sono freddi di galaverna. Quando i castagni infiammano le colline. Mi piacciono le Langhe delle vecchie cascine che torreggiano su laghi di nebbia. Mi piacciono le Langhe del mio conterraneo Cesare Pavese e, mi si perdoni l’accostamento, del tartufo. Mi piacciono le Langhe del dialetto langarolo, ricco di influssi liguri e arcaismi. Mi piacciono le Langhe del quinto quarto e dei vini suoi forti. Le Langhe sono una regione storica del Piemonte situata a cavallo delle province di Cuneo e di Asti, costituita da un esteso sistema collinare definito dal corso dei fiumi Tanaro, Belbo e Bormida. Noi visiteremo la Bassa Langa, una delle tre regioni in cui si dividono idealmente le Langhe; essa è la zona compresa fra il Tanaro a nord e il Belbo a sud, la zona dell'Albese, dei vini e del tartufo. L’aspetto ornitologico di questa regione passa, a mio parere, in secondo piano. Non mancheranno interessanti avvistamenti, ma la checklist serotina potrebbe recitare più o meno così: Cappone di Morozzo, Gallina bianca di Saluzzo, Gallina bionda di Villanova, Barbaresco, Tartufo bianco di Alba, Bale d’aso, Robiola di Roccaverano etc....

Il Formaggio
Il formaggio è, in aridi termini tecnici, il prodotto ottenuto dalla coagulazione acida o presamica del latte intero, parzialmente o totalmente scremato. Il nome deriva dal latino, che identificava il prodotto con il termine "caseus"; ma era anche in uso, fra i legionari romani, il termine "formaticum", col quale si indicava appunto una "forma" di questo prodotto "de caseus formatus". Voilà. Quello che nella storia e nella mitologia ruota intorno al formaggio è naturalmente un’altra cosa. Ma saltiamo a piè pari ai giorni nostri, che vedono una rivalutazione di questo semplice derivato del latte, in termini di tradizione, protezione e cultura regionale. Durante i nostri WEGO piemontesi, sia nell’alessandrino che nel cuneese, avremo il piacere di assistere a dotte conferenze di un esperto dell’ONAF (Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio) che ci introdurrà ai segreti della degustazione del formaggio, ce ne spiegherà le diverse tipologie, ce ne racconterà la storia in Italia, in Europa e nel mondo. Visiteremo poi caseifici e aziende vitivinicole (che hanno sempre qualche toma e qualche fetta di salame per accompagnare i loro vini). In particolare visiteremo la cantina di Mauro Sebaste ad Alba (CN), con i suoi magnifici Baroli, e quella di Luigi Boveri a Costa Vescovato (AL), produttore di quel vino, antico e moderno, che è il Timorasso. Il Piemonte è terra di formaggi; ne ho trovati, censiti e descritti, 121, inclusi sei DOP (Denominazione di Origine Protetta): Toma piemontese, Bra, Raschera, Castelmagno, Robiola di Roccaverano e Murazzano. Ci sono poi altri tre DOP, che però non sono esclusivi del Piemonte: Gorgonzola, Grana Padano e Taleggio sono infatti prodotti anche in Lombardia e in altre regioni. Ma non ci si deve lasciarei incantare da etichette e disciplinari; in Piemonte esistono straordinarie realtà di nicchia, come il Toumin dal mel e il Montebore. Quest’ultimo è un formaggio storico: la sua origine si fa risalire all’arte casearia dei monaci dell’abbazia benedettina di Santa Maria di Vendersi, fra il IX e l’XI secolo. L'anno 1489 a Tortona si celebravano le nozze fra tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza, nipote di Ludovico il Moro; cerimoniere era Leonardo da Vinci, straordinario genio dell'arte e della scienza ma anche attento gastronomo: il Montébore fu l'unico formaggio invitato a tanta nobile tavola. Roberto Grattone l’unico produttore del formaggio dalla forma di piramide azteca, ci narrerà altri episodi legati alla storia e alla leggenda della sua creatura.

E poi c’è quello che George Sand definì “la patata meravigliosa” (si sta parlando di vegetali, please!) e Alessandro Dumas “sacra sacrorum”, perché giace, come ogni tesoro che si rispetti, nelle viscere della terra: il Tartufo, con la ti maiuscola. Come dice Cesare Marchi, tutti gli altri frutti sono figli della luce, il Tartufo è figlio del buio, e quindi del mistero. E Marchi dice ancora: “per gustare il tartufo, bisogna mangiarlo in una giornata bigia, sotto un cielo d’alluminio, che minacci  neve sulle Langhe ferite dal gelo e fasciate da garze di nebbia; occorre un bel camino acceso e l’avventore che irrompa e pesti i piedi per scaldarli brontolando porca miseria che freddo”. E così faremo. E intervisteremo anche un trifulau, la quasi leggendaria figura che, al seguito di un cane addestrato ad una severissima scuola, passa le notti ottobrine nei boschi langaroli alla ricerca del prezioso tubero.



Galleria piemontese



Il Biancone è il simbolo del Parco delle Capanne di Marcarolo (© Dick Forsman)




Lo Sparviere eurasiatico è presente in molte delle aree che visiteremo durante gli WEGO piemontesi, sia in provincia di Alessandria che nelle Langhe (© Dick Forsman)




Il Gheppio è il falco più comune d'Italia; potremo vederlo in tutte le aree alessandrine e cuneesi (© Dick Forsman)




Il Tuffetto comune frequenta le zone umide, che risuonano, in primavera, del suo "nitrito" (© Roberto Savioli)




La Cicogna bianca ha ricolonizzato il territorio italiano e potremo osservare questo elegante uccello in molte delle aree che visiteremo (© Dick Forsman)




Sui ghiareti del Po alessandrino nidifica l'elegante Sterna comune (© Dick Forsman)




Sentiremo spesso, nei boschetti piemontesi, il chiacchiericcio del Canapino comune (© Roberto Savioli)




La Sterpazzola è una delle silvie più comune tra quelle che potremo vedere (© Dick Forsman)




Le campagne alessandrine e cuneesi sono piene, in primavera, del metallico frinire del Verzellino (© Dick Forsman)




La Val Curone ospita, da qualche anno a questa parte, alcune specie che, nel Nord Italia, sono virtualmente confinate a questa valle; lo Zigolo capinero è una di queste (© Arturo Ezio Gargioni)

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